In un breve scritto, uscito nel 1963 sul “Verri” con il titolo Per una nuova figurazione, Sanguineti indicava la necessità di ridefinire i “grafici autentici” di una nuda designazione del reale, di contro all’affacciarsi di fughe astoriche ver-
so il mito dell’origine perduta e incontaminata (il fascino recidivo, insomma, del “paese innocente”). Parafrasando quella sua lontana indicazione, sono tentata di rubricare il volume feltrinelliano fresco di stampa sotto la sigla: “Grafici per un nuovo realismo”. E mi spiego. Smorfie riunisce, sotto forma di romanzi e racconti distribuiti su un arco temporale di quasi un cinquantennio, un vasto campionario di proposte, quasi tappe di iniziazione, per accedere al reale e restituirlo in scrittura, in qualità linguistica. È l’intera produzione in prosa di Sanguineti, qui integralmente raccolta, a rappresentarlo, da Capriccio italiano (1963) a Il giuoco dell’oca (1967), dalle primissime prove di racconti brevi, pezzi rari mai riproposti sino a oggi (E., Clara, usciti sul “Caffè politico e letterario” nel ’59 e ’60) alle recentissime Vociferazioni...
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